Dott. Enrico Ballor – Pneumologo Torino
Asma

Asma, Glaucoma e Cataratta: lo Pneumologo e le Malattie degli Occhi

Non è infrequente che lo pneumologo si debba confrontare con pazienti affetti contemporaneamente da patologie respiratorie e da malattie oculari, tra le quali glaucoma e cataratta, con la necessità di valutare attentamente l’opportunità della prescrizione di farmaci attivi sul versante respiratorio che potrebbero essere controindicati sul fronte oftalmologico.

Non è così raro, infatti, che una terapia pneumologica prescritta con la finalità di controllare un’asma bronchiale o, più in generale, una malattia respiratoria cronica, possa determinare nel paziente problemi oculari iatrogeni (conseguenti all’uso di farmaci), in considerazione di alcune caratteristiche proprie dei medicamenti impiegati nelle terapie pneumologiche.

Vediamo, quindi, quali situazioni pneumologiche possono essere potenzialmente in grado di provocare o aggravare una malattia oculare, in quali casi una terapia prescritta dall’oculista possa rendersi responsabile di problemi respiratori nel paziente pneumologico e, per finire, quali problemi oculari possono accompagnarsi alle malattie respiratorie allergiche.

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  • Una delle caratteristiche di gran parte delle malattie respiratorie croniche è quella di avere come tratto comune una condizione ostruttiva dei bronchi o una cronica ipersecrezione di secreto bronchiale.
    Ricordo, a questo proposito, alcune patologie respiratorie tra le quali
    – l’asma bronchiale
    la bronchite cronica
    la broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO) e
    la bronchite cronica bronchiectasica
    malattie bronchiali e polmonari in grado di provocare dispnea (difficoltà respiratoria) come conseguenza di un’ostruzione più o meno persistente ed intensa dei bronchi al passaggio dell’aria, documentabile con la spirometria.
    Per risolvere la condizione ostruttiva bronchiale sono a disposizione dello pneumologo farmaci dotati di capacità broncodilatatrice, alcuni attivi sui recettori β2 dei bronchi, altri agenti a livello dei recettori muscarinici bronchiali con azione anticolinergica (anti-acetilcolinica).
    Entrambe queste due classi di farmaci broncodilatatori sono presenti in farmacopea sia nella forma a breve durata d’azione, quali salbutamolo (β 2 – SABA – short acting beta-adrenoceptor agonists) e ipratropio bromuro (SAMA – short acting muscarinic agonists – antimuscarinico/anticolinergico), sia in quella a lunga durata d’azione (azione persistente compresa tra le 12 e le 24 ore dalla somministrazione), quali salmeterolo (LABA – long acting beta-adrenoceptor agonists) e tiotropio (LAMA –long acting muscarinic agonists – antimuscarinico/anticolinergico) (vedi “ I nuovi farmaci per asma e BPCO presentati dallo pneumologo”).
    Alcuni di questi sono somministrabili in forma solubile per uso aerosolico attraverso apposito apparecchio diffusore a compressore o a diffusore ultrasonico, altri in forma pressurizzata predosata, solubile monodose predosata o a polvere secca inalabile attraverso dispenser dedicato.
    Ma quale che sia il farmaco, la preparazione farmacologica, la via o la modalità di somministrazione, tutti questi farmaci possono agire non solamente sui recettori bronchiali, ma anche a livello oculare determinando in certi casi un pericoloso aumento della pressione dell’occhio specie in pazienti affetti da glaucoma.
    E’ noto infatti che, in particolar modo per quanto riguarda i LAMA, essi debbano essere prescritti con molta prudenza nei pazienti portatori di glaucoma o di patologie dell’occhio che contemplino ipertono oculare, pena il dover fare i conti con pericolosi aumenti improvvisi della pressione oculare.
    Gli stessi farmaci, poi, fondando la loro azione su di un meccanismo di tipo atropinico / anticolinergico, sono spesso controindicati nei pazienti con problemi prostatici (IPB – ipertrofia prostatica benigna e disturbi minzionali di origine prostatica).
  • Può capitare, contrariamente a quanto visto al punto precedente, che un paziente affetto da glaucoma e da asma bronchiale necessiti di terapie con colliri contenenti farmaci β-bloccanti.
    Sono ampiamente descritte in letteratura medica crisi asmatiche anche gravi successive alla somministrazione di colliri a base di tali principi attivi.
  • Ma non solo i farmaci visti prima possono essere responsabili di ipertensione oculare.
    Lo stesso uso di cortisonici per via inalatoria o generale, frequentemente impiegati dallo pneumologo per trattare le sindromi ostruttive bronchiali, possono rendersi responsabili di tale temibile effetto secondario specie in pazienti affetti da glaucoma ad angolo aperto.
    Sia nella forma aerosolica a breve durata d’azione, sia sotto forma di ICS ( inhaled corticosteroid – cortisonico inalatorio) a lunga durata d’azione impiegati per il controllo dell’infiammazione bronchiale nell’asma e, in alcuni casi, nel trattamento delle sindromi ostruttive bronchiali croniche, sia somministrati per via orale o iniettiva, i cortisonici possono provocare non solamente aumento della pressione oculare ma in taluni casi anche cataratta (malattia del cristallino dell’occhio).
    In relazione al rischio di glaucoma, le dosi di cortisonici per via inalatoria alle quali si fa riferimento sono quelle più elevate e relative a terapie di più lunga durata (almeno 3 mesi).
    In tutti questi casi sarebbe prudenziale un periodico controllo del tono oculare dei pazienti ed una visita oculistica in grado di rilevare segni precoci di cataratta.
  • Essendo l’asma bronchiale frequentemente associata ad atopia, generale predisposizione genetica ad ammalare di forme allergiche, e manifestandosi clinicamente più frequentemente nella sua forma allergica (l’asma bronchiale non-allergica è meno comune), essa può frequentemente presentarsi non solamente con i suoi classici 4 sintomi respiratori (tosse, dispnea, sibilo espiratorio e senso di costrizione al torace), ma insieme a sintomi nasali (vedi “Rinite allergica”) e oculari, caratterizzati dalla presenza di lacrimazione , prurito oculare, fotofobia ed arrossamento degli occhi (congiuntivite allergica).
    Tale situazione dev’essere ben conosciuta dallo pneumologo che tratta il paziente asmatico, in quanto la contemporanea attenzione anche alla sintomatologia oculare allergica può consentire allo stesso una migliore qualità di vita (vedi “Pollinosi” e “Malattie allergiche delle vie aeree”).
  • Per finire, esistono casi in cui la somministrazione per via aerosolica dei diversi farmaci impiegati per la cura dell’asma può generare, attraverso un meccanismo allergico agli stessi o come conseguenza di allergia ad uno o più componenti presenti nelle fiale dei prodotti solubili (eccipienti, conservanti, ecc.), vistose reazioni allergiche con comparsa di congiuntivite ed arrossamento oculare, peri-orbitale e peri-nasale della cute intorno alla mascherina usata per l’aerosol.
    Tali situazioni rendono difficoltosa la prosecuzione della terapia aerosolica, dovendosi optare per una soluzione alternativa che eviti il diretto contatto del prodotto nebulizzato con gli occhi e con la cute del volto.

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