Dott. Enrico Ballor – Pneumologo Torino
Infettive Infiammatorie e Allergiche

Vaccini e Immunostimolanti nelle Infezioni Respiratorie dell’Età Pediatrica

In un momento in cui tutto sembra essere contestato o messo in dubbio, spesso anche le certezze più consolidate, parlare di prevenzione delle infezioni respiratorie, prima fra tutte l’infezione influenzale, non mi pare inopportuno.

Proprio perché, sulla base di affermazioni pretestuose e spesso strumentali utilizzate per dimostrare tesi indimostrabili, si sostiene in certi casi la supposta pericolosità della pratica vaccinale antinfluenzale (ma non solo di questa) (vedi “Vaccinazione antinfluenzale e malattie polmonari: i consigli dello pneumologo” – “Le vaccinazioni utili in pneumologia: il parere dello pneumologo”), destabilizzando in tal modo i potenziali destinatari di tale procedura preventiva e ingenerando sfiducia e pericolosi timori immotivati, specie alla luce delle ben più gravi conseguenze derivanti dalla mancata vaccinazione dei pazienti affetti da malattie croniche, tra le quali quelle respiratorie.

Ricordo, infatti, come nel 2014 l’erronea attribuzione al vaccino antinfluenzale di alcuni decessi, poi risultati del tutto indipendenti dalla vaccinazione, abbiano sortito l’effetto di ridurre fortemente in quell’anno tale pratica preventiva con il risultato di aumentare in modo preoccupante il numero di decessi provocati dalle complicazioni influenzali in pazienti non sottoposti a vaccinazione e portatori di patologie croniche (vedi “ Vaccino antinfluenzale 2014: 5 morti. Il vaccino per l’influenza è sicuro?”).

Lo stesso fenomeno si è ripetuto anche nel 2015, anno in cui, nel corso del 13° Congresso Nazionale della Società Italiana per la Prevenzione Cardiovascolare (SIPREC), veniva segnalato come la mancata vaccinazione in quell’anno fosse associata a circa 8000 decessi.

Il recente 35° Congresso Nazionale di Antibioticoterapia in età pediatrica svoltosi a Milano (Ottobre 2016), non ha fatto altro che ribadire tale posizione, auspicando addirittura la possibilità di estendere la vaccinazione antinfluenzale, come già avviene in molti altri Paesi tra i quali la Gran Bretagna e gli Stati Uniti, anche alla popolazione pediatrica sana della fascia pre-scolare.

Questa, unitamente all’impiego di immunostimolanti per via orale, avrebbe il preciso scopo di ridurre le infezioni respiratorie in età pediatrica.

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Nel corso della stagione fredda, infatti, circa un bambino su tre contrae il virus influenzale, ed è in corso la tendenza da parte delle Autorità Sanitarie, anche nel nostro Paese, di raccomandare la vaccinazione antinfluenzale anche in questa fascia di età, accomunandola per importanza di rischio da malattia a quella della popolazione over-64 e a quella dei pazienti adulti portatori di patologie croniche.

Viene confermato come il bambino in età pre-scolare contragga l’influenza in percentuale molto maggiore rispetto a quella dell’adulto e dell’anziano, confermandosi la maggiore gravità dell’infezione specialmente nei bambini di età inferiore ai due anni, con tasso di ospedalizzazione, in questa fascia d’età, addirittura superiore a quello dell’anziano per la stessa patologia.

Un discorso a parte merita poi la somministrazione di immunostimolanti orali nei bambini.

La popolazione pediatrica, infatti, risulta particolarmente esposta alle infezioni del tratto respiratorio per due ben definiti fattori propri di quest’età.

  • Da un lato, infatti, la maturità e la competenza immunitaria del bambino, ancora in fase di maturazione e di miglior definizione funzionale, dimostrano la loro parziale efficacia di fronte a tali infezioni.
  • Dall’altro, la particolare possibilità di maggior esposizione del bambino alla popolazione microbica responsabile delle infezioni respiratorie, per contatto con i coetanei all’interno dei luoghi confinati condivisi con i compagni di gioco (asili, ecc.), accentua, da un punto di vista probabilistico, il rischio di contrarre tali infezioni batteriche e virali (vedi “ Batteri e virus responsabili delle polmoniti: il parere dello pneumologo”). Tutto ciò fa si che, nei primi anni di vita, circa un bambino su quattro vada incontro a infezioni respiratorie ricorrenti nel corso dell’inverno (ma non solo).

Pur trattandosi spesso di infezioni respiratorie a basso rischio in termini di possibili complicanze, nell’età pediatrica esse presentano, tuttavia, un notevole impatto negativo sulle abitudini sociali e famigliari del bambino, sui sintomi spesso anche fortemente disturbanti legati a tale ricorrenza infettiva e sull’apprensione dei genitori spesso ansiosi di fronte al frequente ripetersi delle infezioni.

Gli immunostimolanti ai quali mi riferisco consistono in particolari lisati batterici liofilizzati, ottenuti indifferentemente attraverso particolari tecnologie farmaceutiche in grado di produrre particelle immuno-competenti favorenti la produzione di anticorpi, o per lisi chimica di cellule batteriche, o per impatto meccanico inerziale.

Indipendentemente dalla procedura seguita per ottenerli, tali immunostimolanti contengono particelle attive ottenute da batteri frequentemente responsabili di infezioni del tratto respiratorio, tra i quali Haemophilus influenzae, streptococcus pneumonie (Diplococcus), Klebsiella pneumoniae, Klebsiella ozaenae, Staphylococcus aureus, Streptococcus pyogenes, Streptococcus viridans e Moraxella catarrhalis (Branhamella).

L’obiettivo che si prefigge la somministrazione periodica di tali prodotti è quello di prevenire le infezioni ricorrenti delle vie respiratorie, incidendo in modo particolare sia sul numero, sia sulla durata e sull’intensità dei sintomi dei singoli episodi infettivi.

Sono presenti in commercio in diverse formulazioni farmaceutiche somministrabili esclusivamente per via orale in cicli mensili (compresse, capsule o granulato), in dosaggi in alcuni casi differenti per bambini di età superiore all’anno di età e per adulti, in altri in dosaggio unico.

Naturalmente, come già ribadito numerose volte negli articoli pubblicati in questo sito avente finalità informative e divulgative, ogni qual volta si parli di terapie o di farmaci l’unico referente in grado di stabilire l’idoneità del paziente al trattamento e l’opportunità di procedere allo stesso, tenuto conto delle specifiche esigenze e caratteristiche dei diversi pazienti, è solo il medico, sia esso il medico di medicina generale che conosce il paziente o lo specialista che lo segue per le diverse esigenze specialistiche, sconsigliando vivamente al paziente di procedere con quel “fai da te” che in numerosi casi rischia di produrre danni.

Non è infrequente, infatti, la presenza di situazioni che sconsiglino l’impiego di tali sostanze immunologicamente attive, specie in presenza di

  • patologie autoimmuni
  • infezioni intestinali acute
  • o in caso di stato febbrile all’inizio del trattamento.

Anche la comparsa (rara) di crisi asmatiche (vedi “ Asma bronchiale ” – “ Asma bronchiale: malattia da conoscere”) rappresenta una controindicazione alla prosecuzione del trattamento con cicli successivi di somministrazione.

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