“Lo Pneumologo Risponde” è la nuova rubrica di questo sito dedicata alle curiosità dei lettori.
La domanda di questa uscita è:
Mio nonno ha una disfagia grave e ha già fatto 3 polmoniti in 2 mesi. Cosa consiglia?
La disfagia consiste nell’incapacità di compiere correttamente l’atto della deglutizione. Ciò può essere la conseguenza di malattie neurologiche acute o di patologie neuro-muscolari progressive e ingravescenti che contemplino un deficit funzionale del sistema neuro-muscolare preposto alla deglutizione.
La conseguenza più immediata e frequente di tale condizione patologica è la possibilità che il cibo (solidi) e i liquidi ingeriti possano penetrare impropriamente all’interno delle vie aeree (laringe e trachea), anziché essere correttamente sospinti nell’esofago per raggiungere lo stomaco.
Ciò comporta tutta una serie di problemi, primo fra tutti la possibilità della comparsa di polmoniti cosiddette “ab ingestis”, che assumono spesso un comportamento ripetitivo.
Oltre alla disfagia esiste poi tutta una serie di patologie broncopolmonari che può giustificare la comparsa ripetuta di eventi polmonitici e che ho trattato nel primo degli articoli citati di seguito.
La prima cosa da fare è affidare il paziente ad un esperto del disturbo disfagico (otorinolaringoiatra, logopedista, dietologo clinico, ecc.), per valutare la possibilità di nutrire il paziente per via alternativa alla via orale, non senza prima aver tentato, specie se inizialmente il disturbo è lieve, semplici accorgimenti quali la deglutizione a capo flesso in avanti e la parziale solidificazione degli ingesti (liquidi e semi-liquidi) con sostanze gelificanti in grado di aumentarne la consistenza e di renderne meno probabile l’immissione nel tratto respiratorio inferiore.
Approfondimenti
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