Dott. Enrico Ballor – Pneumologo Torino
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Tromboembolia Polmonare Quanto Continuare Terapia Anticoagulante?

Lo Pneumologo Risponde” è la nuova rubrica di questo sito dedicata alle curiosità dei lettori.

La domanda di questa uscita è:

Dopo una tromboembolia polmonare quanto devo continuare la terapia anticoagulante?

La tromboembolia polmonare corrisponde ad una patologia respiratoria che interessa il distretto arterioso dei polmoni e più precisamente quella parte del circolo polmonare deputata a portare agli alveoli il sangue da ossigenare. L’ostruzione embolica delle arterie polmonari impedisce al sangue di ossigenarsi, determinando in questo modo una grave sofferenza generale dell’intero organismo.

Esistono diversi gradi di ostruzione embolica delle arterie polmonari, alcune delle quali (per fortuna la maggior parte) di entità talmente lieve da sfuggire alla percezione dei soggetti che ne sono colpiti.

In altri casi, invece, l’embolia polmonare può ostruire massivamente una o più arterie polmonari o i suoi rami arteriosi, creando condizioni cliniche di insufficienza respiratoria acuta con comparsa di grave dispnea improvvisa, spesso incompatibili con la vita.

In mezzo esiste tutta un’infinita gamma di “grigi”, cioè di quelle condizioni cliniche assai diverse tra loro che vanno dai casi senza o con pochi sintomi, fino alle forme più gravi spesso improvvisamente fatali.

Le più subdole, tuttavia, sono rappresentate da quelle condizioni di micro-embolizzazione recidivante che interessano alcuni pazienti, molti dei quali, spesso in assenza di segni embolici acuti, possono iniziare anche dopo mesi ad accusare una dispnea da sforzo, come conseguenza di un’ipertensione arteriosa polmonare che si sviluppa successivamente ai ripetuti micro-emboli susseguitisi nel tempo.

Tante sono le cause che possono facilitare la tromboembolia del distretto arterioso polmonare.

Alcuni trombi possono provenire dal distretto venoso degli arti inferiori, come ad esempio in caso di trombosi venosa profonda (allettamento e immobilità prolungata, specie in periodo post-operatorio, voli aerei di lunga percorrenza, associazione tra fumo di tabacco e assunzione di estro-progestinici nelle donne, insufficienza venosa e alterazioni varicose venose degli arti inferiori, ecc.), in altri casi possono formarsi localmente già nel circolo arterioso del polmone come conseguenza di stati di particolare facilità a formare trombi (trombofilia) più facili in pazienti con particolari condizioni genetiche (trombofilia ereditaria, deficit di fattori della coagulazione – V di Leiden, ecc.) o tumorale (trombofilia paraneoplastica).

In alcuni casi è un’eccessiva quantità di omocisteina (iperomocisteinemia) da deficit di acido folico a favorire il quadro trombofilico, in altri invece non è possibile, nonostante una serie di accurati esami diagnostici volti a individuarne l’origine, giungere ad una precisa diagnosi della causa dell’embolia.

Variabile è il tempo della prosecuzione della terapia anticoagulante dopo l’episodio acuto, trattamento che ormai si effettua solo più con gli anticoagulanti orali.

Lo schema della terapia è estremamente variabile da caso a caso e da paziente a paziente, in funzione di moltissime variabili che intervengono nella scelta del programma terapeutico.

Tra queste è fondamentale la causa dell’embolia, se essa sia secondaria a trombosi venosa profonda (TVP degli arti inferiori) nel periodo post-operatorio in chirurgia ortopedica o addominale, se siano presenti fattori o episodi trombofilici ereditari famigliari, l’età del paziente e i suoi eventuali rischi emorragici, la funzionalità renale.

In linea di massima la terapia anticoagulante nell’embolia polmonare deve protrarsi per non meno di 3 – 6 mesi nei casi ad eziologia nota, mentre, a giudizio dello specialista, essa può essere proseguita anche indefinitamente specie nei casi ad alto rischio di recidiva, tra i quali compaiono quelli a eziologia non nota (embolia polmonare idiopatica).

Per questo il consiglio è quello di valutare sempre molto bene con lo pneumologo, con l’internista o con l’ematologo il percorso di cura personalizzato e del monitoraggio post-embolico della situazione respiratoria ed emodinamica del paziente, al fine di impostare il trattamento più opportuno.

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