Dott. Enrico Ballor – Pneumologo Torino
AsmaTerapie e Consigli

Asma e Clima: il Parere dello Pneumologo

Che dire dell’aria secca, dell’aria fredda, o dell’aria troppo calda o troppo umida, o ancora dell’aria inquinata nel caso di un paziente asmatico?

L’asma bronchiale consiste in una malattia dell’apparato respiratorio, il più delle volte allergica, spesso fortemente influenzata dalle condizioni climatiche.

Si presenta clinicamente con la contemporanea presenza di sintomi caratteristici, quali

L’asma si accompagna molto spesso a una condizione di particolare sensibilità dei bronchi, diversa da un soggetto all’altro, caratterizzata dalla capacità degli stessi di rispondere con un broncospasmo a stimoli irritativi molto diversi tra loro, nota come iperreattività bronchiale aspecifica.

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Come il clima influisce sull’asma?

Vediamo, allora, in quale modo il clima può influire sulla malattia asmatica.

  • Asma e aria condizionata
    Per questa voce si rimanda all’articolo “ Asma, BPCO, malattie respiratorie e aria condizionata: il parere dello pneumologo”).
  • Asma e aria troppo calda
    Durante la stagione calda il forte irraggiamento solare diviene il principale responsabile della formazione dell’ozono presente nell’atmosfera.
    Specie se disponibile in grandi quantità, esso svolge sui bronchi, e sulle vie aeree più in generale, un’importante azione irritante in virtù delle sue capacità ossidanti e infiammatorie.
    Tenuto conto del fatto che proprio l’infiammazione rappresenta uno dei principali fattori di scompenso delle malattie bronchiali e polmonari, specie di quelle croniche quali l’asma, la bronchite cronica, l’enfisema polmonare e la BPCO (broncopneumopatia cronica ostruttiva), è facile comprendere come per il paziente asmatico la permanenza in un ambiente troppo caldo, in cui sia presente ozono, comporti il rischio della comparsa di crisi asmatiche connotate da difficoltà respiratoria più o meno intensa.
    Oltre alla presenza dell’ozono accade spesso che la contemporanea forte umidità dell’aria presente nel periodo estivo accentui il disagio respiratorio già percepito dal paziente asmatico per la sola presenza dell’ozono, peggiorando nettamente la sua difficoltà a respirare.
    E’ per questo che, senza necessariamente dover ricorrere ad un climatizzatore, con il rischio di ridurre troppo la temperatura dell’aria rispetto a quella dell’ambiente esterno, l’uso di un buon deumidificatore nel quale ci si ricordi di cambiare i filtri e di far manutenzione, magari associato ad un ventilatore a basso flusso che consenta una fisiologica evaporazione del sudore, può rappresentare una valida proposta per ridurre nell’asmatico il disagio respiratorio secondario ad un clima troppo caldo.

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  • Asma e aria umida
    Come già detto prima a proposito del clima caldo, la presenza di aria umida può provocare, specie nell’asmatico, un intenso disagio a respirare, non solamente attraverso la comparsa di crisi asmatiche (iperreattività bronchiale aspecifica), ma anche semplicemente per una difficoltà respiratoria favorita dall’inalazione di un’aria resa particolarmente densa dalla presenza di vapore acqueo contenuto in essa in quantità elevate.
    Un altro problema respiratorio che spesso è correlato ad una forte umidità dell’aria è quello relativo alla maggior presenza di allergeni presenti nell’aria umida subito dopo un temporale nel periodo caldo.
    In tale occasione, infatti, la temperatura elevata del terreno (in modo particolare l’asfalto caldo), facilita l’evaporazione di una grande quantità di acqua piovana nella quale si viene a trovare disciolto il materiale allergenico proveniente dai pollini abbattuti dalla pioggia.
    Tale fenomeno, in pazienti con asma allergico, può rendersi responsabile di crisi asmatiche che compaiono nel periodo immediatamente successivo ad un temporale estivo.
  • Asma e aria secca
    Può accadere, qualche volta, che il paziente asmatico si venga a trovare in un clima particolarmente secco, caldo o freddo che sia.
    Ciò può accadere in occasione di un viaggio di piacere (ad esempio un ambiente desertico) o in occasione di un viaggio di lavoro in Paesi in cui l’umidità dell’aria si mantenga molto bassa (ad esempio in Medio Oriente).
    Specie se nel paziente è presente un’iperreattività bronchiale aspecifica, tale evenienza potrebbe rendersi responsabile di quel broncospasmo asmatico favorito, in certi pazienti estremamente reattivi, da condizioni fisiche dell’aria estreme per temperatura e umidità.
    L’aria troppo fredda, ad esempio, si associa spesso ad una secchezza della stessa particolarmente importante, favorendo nell’asmatico crisi respiratorie con il meccanismo di cui sopra.
    Le gelide giornate invernali, specie se in alta quota, un’aria condizionata fredda particolarmente “spinta” ed il microclima presente all’interno di celle frigorifere frequentate da alcuni pazienti asmatici per motivi professionali (celle frigo dei macellai, ecc.), specie se in un continuo “entrare e uscire”, sono tutte condizioni rischiose che possono provocare crisi asmatiche, in pazienti sensibili, attraverso l’attivazione di un broncospasmo scatenato dall’eccessiva secchezza dell’aria, oltre che dalla bassa temperatura della stessa.
  • Asma e aria fredda
    A proposito dell’aria fredda, valgono le considerazioni già fatte a proposito dell’aria secca, associandosi assai frequentemente le due condizioni.
    Nel caso in cui, invece, il paziente asmatico si venga a trovare in un clima freddo-umido, il rischio maggiore per lui è quello relativo alla maggior frequenza con la quale in tale clima, divenendo più probabile un’infezione respiratoria microbica favorita dalle avverse condizioni climatiche descritte, l’infiammazione delle vie aeree conseguente all’infezione diviene il principale responsabile dello scompenso respiratorio.
  • Asma e aria di mare
    Se il clima marino rappresenta una soluzione di vacanza auspicabile per patologie quali quelle reumatologiche, per quelle otorinolaringoiatriche con infezioni croniche delle vie aeree superiori (rinite allergica e sinusite) e per l’otite, per quelle ossee dell’anziano e per quelle traumatiche, oltre ad una lunga serie di malattie dermatologiche tra le quali la psoriasi, lo stesso non si può dire per il paziente affetto da asma bronchiale, specie quando la temperatura dell’aria ed il grado di umidità della stessa siano particolarmente elevati.
    Per questi pazienti, infatti, la presenza di un clima connotato dalle caratteristiche prima descritte a proposito dell’aria calda e dell’aria umida, rischia di rappresentare un’evenienza tutt’altro che consigliata.
    Ciò naturalmente non si applica a situazioni climatiche, quali quelle delle coste liguri e della Costa Azzurra, nelle quali sia presente un clima ventilato e caratterizzato da un grado di umidità dell’aria moderato e da un caldo non eccessivo.

  • Asma e aria di montagna
    Specie alle quote più elevate e nel periodo estivo il clima montano rappresenta spesso per l’asmatico una buona scelta, in quanto lo allontana dalle pericolose condizioni di calore e umidità spesso a lui ostili, coniugando oltre tutto il vantaggio di una più bassa quantità di pollini allergenici presenti nell’aria (vedi “Asma allergico e luogo di vacanze: i consigli dello pneumologo” – “Pollinosi” – “ Malattie allergiche delle vie aeree”).
  • Asma e aria inquinata
    In presenza di un elevato inquinamento dell’aria (smog urbano), qualsiasi condizione climatica eccessiva rappresenta per l’asmatico quanto di più negativo si possa immaginare, indipendentemente dalla temperatura e dall’umidità.
    Ciò dovrebbe essere adeguatamente preso in considerazione nel caso in cui il paziente asmatico decidesse di recarsi, per vacanza o per lavoro, in zone urbane note per l’elevato inquinamento (Il Cairo, Pechino, New Delhi, Città del Messico, ecc.), specie nel periodo estivo in cui l’aggiunta del fattore “ozono” rischia di peggiorare ulteriormente la situazione (vedi “ Fumo di sigaretta e inquinamento urbano: individuazione precoce dei danni funzionali”)

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