Dott. Enrico Ballor – Pneumologo Torino
AsmaBPCOFisioterapia e Riabilitazione Respiratoria

Il Fisioterapista: Tecnica, Empatia e Disponibilità Umana nel Percorso Riabilitativo delle Malattie Respiratorie

Se è noto a tutti il ruolo centrale che lo specialista pneumologo occupa nel percorso diagnostico-terapeutico delle malattie respiratorie bronchiali e polmonari, non altrettanto chiara è invece,per lo meno al grande pubblico, l’importanza che riveste la figura del fisioterapista della respirazione nel trattamento delle stesse.

Considerando che un qualsiasi percorso di cura per ognuna delle diverse patologie respiratorie che si prestino ad essere affrontate anche con un approccio fisioterapico, prevede cicli di terapia fisica che possono occupare talvolta anche mesi di costante impegno terapeutico da parte delle varie figure professionali ad essa dedicate, ci si rende conto della grande importanza che riveste il ruolo del fisioterapista respiratorio se si guarda ai risultati conseguibili con o senza tale figura specialistica inserita nel team di assistenza al paziente.

Vediamo allora di seguito in che cosa consistano le principali indicazioni e gli obiettivi prioritari della fisiokinesiterapia respiratoria (FKTR) applicati alle diverse patologie respiratorie, per un percorso di cura che non rappresenti solamente la somma impersonale dei diversi momenti tecnici curativi medico- farmacologi, ma che consenta invece di aprire al paziente lo spazio di una più attenta presa in carico personalizzata anche degli aspetti umani del disagio respiratorio da parte di una figura specialistica che, per necessità di permanenza temporale accanto al paziente, viene a rappresentare durante tutto il percorso terapeutico una presenza umana sicuramente più costante rispetto allo specialista pneumologo.

Tra i più qualificanti punti del programma fisiokinesiterapico riabilitativo affidati al fisioterapista respiratorio risultano pertanto:

  • Massimizzare i risultati conseguibili con i diversi trattamenti medico-farmacologici e chirurgici delle malattie dei bronchi e dei polmoni.
  • Ridurre le conseguenze negative del possibile coinvolgimento di altri organi e apparati esterni all’apparato respiratorio.
    Si pensi ad esempio alla gravità clinica dell’inabilità dei pazienti condannati dalla dispnea all’ ipotrofia muscolare da “non uso” (perdita della massa magra) e alle relative conseguenze negative sulla sintomatologia e sulla vita sociale del paziente.
  • Disponibilità empatica e umana del fisioterapista a cogliere nel paziente quegli aspetti ansiosi e depressivi che spesso interferiscono con l’aderenza e la partecipazione attiva del paziente al percorso riabilitativo.
  • Riduzione dell’insorgenza di fatica nel corso delle diverse attività fisiche, con conseguente riduzione della dispnea che limita l’autonomia del paziente.
  • Partecipazione del fisioterapista respiratorio ai momenti informativi ed educazionali sulla patologia del paziente, divenendo uno dei più affidabili e costanti punti di riferimento al quale il paziente possa rivolgersi per fugare le paure e i dubbi.
  • Diventare fonte motivante e ragionata per la correzione di abitudini viziate anti-terapeutiche, tra le quali l’accettazione dell’abbandono del fumo di tabacco e la riduzione del peso corporeo in caso di sovrappeso e obesità, che da soli possono minare il successo riabilitativo o ridurne per lo meno l’efficacia.
  • Proporre una serie articolata ed integrata di diversi interventi tecnici fisioterapici scelti in funzione dei principali momenti fisiopatologici del gap respiratorio, atti a limitare l’invalidità del paziente derivante in modo diretto o indiretto dalla sua malattia respiratoria e più propriamente dagli handicap correlati alla stessa.
    A questo proposito ricordo come il paziente sarà tanto meno invalido quanto più saprà reagire, controllare e superare, anche con l’aiuto dello pneumologo e del fisioterapista respiratorio, i diversi momenti disfunzionali secondari agli handicap oggettivi creati dalla malattia respiratoria, non lasciandosi da essa condizionare nè negli aspetti fisici, nè tanto meno in quelli mentali (aspetti depressivi) e senza mai smettere di considerare la malattia respiratoria un’entità spesso recuperabile a patto che si accetti di affrontarla con costanza, accettando con impegno la partecipazione al progetto medico-farmacologico, fisiokinesiterapico e riabilitativo.
    Tra gli specifici strumenti riabilitativi funzionali a disposizione del fisioterapista respiratorio, ricordo le tecniche di riallenamento allo sforzo, gli esercizi orientati al recupero della forza muscolare dei muscoli respiratori ed extra-respiratori, la correzione dei difetti quali-quantitativi dell’alimentazione, la ginnastica diaframmatica, le manovre di assistenza alla tosse (tosse efficace), il clapping e il drenaggio posturale delle secrezioni bronchiali specie nei pazienti con broncorrea e bronchiectasie, la proposta di incentivatori di volume e di flusso inspiratorio ed espiratorio utili a migliorare la forza dei muscoli inspiratori ed espiratori, le tecniche e gli esercizi che consentono di dispiegare il parenchima polmonare con esercizi di espansione polmonare (inspirazione lenta/apnea), riducendo in tal modo il rischio di atelettasia e di formazione di tappi di muco specie nei pazienti post-chirurgici e negli esiti delle polmoniti interstiziali da Sars-CoV-2 (Covid 19) e le tecniche che perseguono lo stesso obiettivo del punto precedente con un aumento di pressione positiva all’interno delle vie aeree (PEEP), ottenibile con tecniche di espirazione a labbra socchiuse o con un dispositivo tecnico dotato di tubo e bottiglia con 10 cm di acqua sul fondo, all’interno del quale espirare lentamente l’aria
  • Partecipare ad un programma riabilitativo che preveda l’accettazione di un maggior grado di socializzazione, in grado di allontanare il paziente da un pericoloso riavvolgimento su sé stesso e da un ritiro sociale che diviene poi fonte principale e sintomo di possibili aspetti depressivi.
  • Partecipare in modo multidisciplinare e integrato, con il neurologo e il fisiopatologo respiratorio, alla gestione anche strumentale della ventilazione non invasiva dei pazienti con malattie neuromuscolari, proponendo interventi fisioterapici dedicati atti a garantire la migliore pervietà possibile delle vie aeree, in pazienti che spesso già presentano un’intensa ipersecrezione bronchiale e una notevole difficoltà all’espettorazione della stessa.

Tenuto conto di quanto affermato sopra, risulta evidente quanto la presenza del fisioterapista respiratorio giochi un ruolo prioritario nel consentire risultati terapeutici ben maggiori rispetto a quelli conseguibili in assenza di tale specialista inserito nell’equipe terapeutica del paziente affetto da gap respiratorio cronico (ma non solo) e di quanto importante sia la sua presenza accanto al paziente, in percorsi riabilitativi che talvolta, specie per le patologie respiratorie croniche di maggior impegno, possono anche non vedere mai la fine.

Diviene altresì importante il suo ruolo all’interno dei percorsi riabilitativi  anche in virtù di quegli aspetti “amicali”  ben accetti al paziente con gap respiratorio che si collocano al di la dei soli aspetti tecnici professionali e che spesso fanno percepire il fisioterapista respiratorio prima di tutto come presenza affidabile, piuttosto che come semplice specialista.

La presenza di tale fondamentale e insostituibile figura professionale, inoltre, diviene nel tempo, proprio per la costante presenza accanto al paziente e a patto che la relazione interpersonale funzioni, la più affidabile ed empatica figura umana con la quale il paziente possa confrontarsi ed il punto di riferimento più costante messogli a disposizione, in grado di raccoglierne dubbi e paure relative ai risultati del percorso riabilitativo, pronta ad accettare e a raccoglierne anche gli aspetti emotivi di maggior peso e a riorientare, in modo più funzionale, quei possibili momenti di sconforto e di delusione per  gli eventuali risultati non in linea con le aspettative del paziente, che spesso rischiano di rappresentare un motivo di abbandono del percorso riabilitativo.

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