Dott. Enrico Ballor – Pneumologo Torino
Sintomi e Diagnostica

Saturazione Ossimetrica Notturna dell’Emoglobina: lo Pneumologo e il Monitoraggio nel Sonno

Può essere utile valutare, con l’ossimetro (saturimetro), la propria ossigenazione e la propria frequenza cardiaca nel corso della notte? Tra i vari esami strumentali non invasivi che aiutano lo pneumologo a chiarire l’eventuale presenza di una sindrome delle apnee notturne (vedi “Sindrome delle apnee del sonno (SAS – OSAS) e russamento”) in un paziente che presenti russamento (roncopatia), magari accompagnato dalla comparsa di una dispnea (difficoltà respiratoria) a esordio acuto che si presenti di notte e che sia d’intensità tale da provocare un improvviso risveglio, può essere preso in considerazione il monitoraggio (registrazione continua) della saturazione dell’emoglobina durante il sonno.

Anche nel caso in cui il paziente presenti una qualunque delle molte patologie polmonari croniche, quali ad esempio la broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO), l’enfisema polmonare o la fibrosi polmonare, complicate da insufficienza respiratoria (vedi “L’ossigenoterapia domiciliare spiegata dallo pneumologo”), può tornare utile una registrazione notturna continua dei valori della saturazione dell’emoglobina e della frequenza cardiaca, in grado di fornire un dato utile per meglio definire la corretta quantità di ossigeno da somministrare al paziente nel corso della notte (vedi dopo).

  • Partiamo dalla possibilità offerta dal monitoraggio ossimetrico notturno per individuare l’eventuale presenza di una SAS (Sleep Apnea Syndrome o Sindrome delle Apnee del Sonno) in un paziente affetto da roncopatia.
    In questo caso, infatti, il dubbio che il russamento possa accompagnarsi a una periodica temporanea sospensione della normale attività respiratoria (apnea) durante il sonno, autorizza lo pneumologo a prescrivere una serie di esami strumentali che consentano di confermare o escludere questa condizione.
    Con l’andare del tempo, infatti, essa ha assunto un’importanza sempre maggiore, non solamente da un punto di vista strettamente clinico, ma altresì per i riflessi assicurativi e medico-legali che, negli ultimi anni, le sono stati riconosciuti, in virtù dei non pochi problemi di sicurezza sociale che la SAS implica (vedi “Sindrome delle Apnee del Sonno Ostruttiva (OSAS) e patente di guida”).Per quanto una completa valutazione del problema consigli di procedere con un sofisticato monitoraggio notturno del paziente russatore attraverso un esame polisonnografico (vedi “Polisonnografia e trattamento delle apnee del sonno”), indispensabile non solamente per formalizzare con maggiori certezze la diagnosi di OSAS, ma anche per poter successivamente prescrivere la C-PAP, dispositivo elettromeccanico che esercitando, nel corso della notte, una pressione positiva continua sulle vie aeree, risolve il problema delle apnee, ritengo preliminare, a tale più completa indagine, anche solo una semplice valutazione ossimetrica notturna in grado, già da sola, di confermare o escludere la presenza delle apnee.
    Mi sembra, infatti, inutile procedere con un esame più complesso, che consenta di definire la tipologia delle apnee che si sospettano essere presenti nel sonno (apnee ostruttive, centrali o miste), in un momento in cui non si sia ancora nemmeno definita la reale esistenza delle stesse.
    Un più semplice monitoraggio della periodicità respiratoria notturna che consenta di cogliere, con la traccia continua della registrazione ossimetrica, l’eventuale presenza di momenti di desaturazione dell’emoglobina che correlino con gli episodi di apnea, permette di evitare di dover usare inutilmente uno strumento più sofisticato (polisonnigrafo), indispensabile per una valutazione “qualitativa” delle apnee, non prima di averne confermata la presenza!

  • A proposito del monitoraggio notturno dei pazienti in ossigenoterapia, poi, per quanto la valutazione dell’emogasanalisi arteriosa rappresenti l’esame più indicato per misurare contemporaneamente sia la quantità di ossigeno (O2) disciolto presente nel sangue arterioso, sia quella dell’anidride carbonica (CO2), il cui progressivo accumulo in circolo rappresenta, per certi pazienti, il vero rischio dell’ossigenoterapia mantenuta anche nel corso del riposo notturno, è vero anche che, con senso pratico, tale esame non è praticabile di notte al domicilio del paziente.
    Per questo, la possibilità di monitorare l’ossigenazione del sangue attraverso il ben più pratico metodo indiretto della misurazione della saturazione dell’emoglobina, effettuata con una traccia ossimetrica notturna continua, consente di mantenere il flusso dell’ossigeno somministrato al paziente ad un livello, per lo meno, il più basso possibile, tale in ogni caso da garantire, senza eccedere, una sufficiente ossigenazione del sangue, minimizzando, contemporaneamente, il rischio di un pericoloso aumento della CO2 favorito dall’esagerata e spesso non necessaria, somministrazione di un’impropria quantità di O2.Ricordo, infatti, come nel paziente in ossigenoterapia, l’eccessiva quantità di ossigeno somministrato, in special modo, durante la notte, aumenti il rischio d’ipercapnia (eccesso di CO2), spesso in grado di progredire, senza segni premonitori, fino ad una grave condizione di coma (coma ipercapnico), richiedente una ventilazione invasiva del paziente in rianimazione o, nella migliore delle ipotesi, una ventilazione non invasiva (NIV – vedi “C-PAP, Bi-PAP (Bi-Level), ventilazione non invasiva (NIV): dallo pneumologo un aiuto alla respirazione”).
  • Il monitoraggio ossimetrico notturno della saturazione ossiemoglobinica, effettuato con una registrazione continua dei valori, può anche, qualche volta, trovare utilità nel caso in cui si voglia meglio definire l’eventuale comparsa di una dispnea notturna, aiutando a discriminare tra l’organicità di molti possibili problemi responsabili del sintomo (vedi “Risvegli di notte con respiro che manca: le possibili cause spiegate dallo pneumologo” e “Sensazione di soffocamento: lo pneumologo aiuta a orientarsi”), l’eventuale presenza di una tachicardia notturna (ad esempio una tachicardia parossistica sopra-ventricolare – TPSV) che possa far pensare ad un disturbo del ritmo cardiaco, da definire poi, in modo più preciso, con una registrazione ECG-Holter delle 24 ore, e una più probabile origine psicogena del sintomo (disturbo d’ansia acuto con o senza attacco di panico).

Si tenga presente, pertanto, anche questo semplice metodo indiretto e non invasivo di misurazione dell’ossigenazione del paziente, ogni qualvolta ci si trovi a dover valutare una difficoltà respiratoria notturna che crei qualche dubbio nell’interpretazione diagnostica.

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