Dott. Enrico Ballor – Pneumologo Torino
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Fibrillazione Atriale da Broncodilatatori per Asma e BPCO?

Lo Pneumologo Risponde” è la nuova rubrica di questo sito dedicata alle curiosità dei lettori.

La domanda di questa uscita è:

I Broncodilatatori per Asma e BPCO Possono Provocare la Fibrillazione Atriale?

E’ una domanda che mi pone un cinquantenne asmatico affetto da un problema di fibrillazione atriale parossistica, cioè di un’aritmia del cuore che può comparire improvvisamente dopo periodi di assoluta normalità. Tale disturbo del ritmo cardiaco comporta il blocco della funzione di pompa degli atrii che, rimanendo fermi (ma non è qui il problema, in quanto la vera funzione di pompa del cuore è sostenuta dai ventricoli e non dagli atrii) rischiano di diventare sede di formazione di trombi, cioè di piccoli coaguli al loro interno che, nel momento in cui lo stop funzionale temporaneo dovesse risolversi, potrebbero essere immessi nella corrente sanguigna e provocare eventi embolici (cerebrali quali l’ictus ischemico, oculari, ecc.).

E’ per questo che i pazienti che soffrono di fibrillazione atriale (F.A.) vengono molto spesso trattati con farmaci anticoagulanti.

Esistono delle condizioni predisponenti che possono accentuare il rischio di F.A. e tra queste

  • l’aumento di volume del cuore e in particolare proprio degli atrii, ad esempio per un problema di pressione arteriosa elevata o di scompenso cardiaco;
  • i problemi tiroidei (ipertiroidismo);
  • e alcuni farmaci che svolgono un’attività eccitante sulle fibre muscolari cardiache.

Tra questi ultimi si ritrova sicuramente il salbutamolo, capostipite di una classe di farmaci ad azione broncodilatatrice cosiddetta dei β2-agonisti adrenergici, in grado di agire a livello di quei recettori bronchiali che, se stimolati, inducono la broncodilatazione.

Peccato che gli stessi possano svolgere contemporaneamente un’azione “eccitante” anche sulle fibre muscolari del cuore, andando a rappresentare un possibile stimolo chimico attivatore di aritmie cardiache, tra le quali la fibrillazione atriale.

Non solo il salbutamolo compare in questa categoria farmacologica potenzialmente aritmogena (induttrice di aritmie cardiache), ma altresì molti dei farmaci impiegati nel trattamento dell’asma, della BPCO e più in generale delle malattie ostruttive dei bronchi, siano essi a breve o a lunga durata d’azione.

L’impiego improprio di questi β2-agonisti  è alla base di numerosi casi di F.A., specie quando il paziente asmatico o con BPCO tenda a farne un eccessivo uso, alla ricerca di un effetto che nel tempo potrebbe essersi affievolito per le mutate condizioni cliniche o per l’insorgenza di una possibile assuefazione ai farmaci.

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