Dott. Enrico Ballor – Pneumologo Torino
Terapie e Consigli

Farmaci ed Effetti Collaterali nelle Malattie Respiratorie: il Parere dello Pneumologo

Effetti collaterali da cortisonici, da broncodilatatori, da antistaminici, aerosol e bombolette.

Tremori alle mani, aumento di peso, ulcera, diabete e ipertensione arteriosa conseguenti all’uso prolungato del cortisone, spesso demonizzato come il male peggiore.

  • “Mio figlio ha l’asma e sono preoccupata per il cortisone …. e gli aerosol?”
  • “Dopo che faccio le bombolette per il respiro per un po’ mi tremano le mani”
  • “Piuttosto delle medicine meglio l’asma”

Affermazioni legittime e curiose, tutte accomunate dal timore di non saper scegliere tra accettare i rischi di una patologia respiratoria magari sotto-trattata e una malattia, invece, ben curata, ma esposta agli effetti secondari dei farmaci impiegati per trattarla.

Insomma, spesso i pazienti non sanno scegliere tra “morire per la malattia” o “morire per la cura”.

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E, visto in questi termini, il dilemma parrebbe senza soluzione, ancor più se si tiene conto della lettura del maledetto “bugiardino” (foglietto presente nella confezione dei farmaci) che, da sola, per gli effetti avversi, potrebbe giustificare il buttare i farmaci poco dopo il loro acquisto!

Per fortuna questo modo di affrontare il problema mi sembra davvero troppo sbilanciato dalla parte delle nostre peggiori paure, timorosi di non voler vedere le cose al dì la di un rigido e poco utilizzabile pensiero manicheo che vorrebbe ammettere, solo in una scelta o nel suo contrario, l’unico modo di procedere, non tenendo conto, invece, della possibilità, sicuramente più intelligente, di accettare che esista una “terza soluzione” in grado di risolvere il dilemma.

Alludo alla possibilità di considerare la famosa “terza via”, quella che negata per definizione dalle due precedenti che obbligano solo a scegliere tra due diversi modi di “stare male”, mi lascia invece libero di accettarne un’altra, che prevede la possibilità di ben curarmi senza necessariamente dover patire i farmaci o la malattia!

Quando parliamo di “effetti collaterali”, siamo portati, per abitudine, a immaginare questo termine come implicitamente appartenente alla sola dimensione degli effetti secondari “legati ai medicamenti” impiegati per curarci, dimenticando, purtroppo, di tener conto dei molti effetti collaterali “legati alla malattia”, spesso ben maggiori rispetto a quelli dipendenti dalla cura!

Effetti Collaterali “da Malattia”

Teniamo conto del fatto che la patologia respiratoria con la quale il paziente si presenta al medico non è colpa di nessuno, e sarebbe folle ingaggiare con essa, o con il medico, una lotta per vedere chi ha ragione, se “ … lo specialista con i suoi farmaci che mi fanno male … ” o “ … io, che, poverino, cerco di salvarmi dalle cure imposte … “, mentre la malattia continua a danneggiarmi, senza che me ne accorga, solo per rifiutarmi di curarla con i più ortodossi e scientifici metodi di cura!

Nel trattare un paziente con una malattia respiratoria, si deve prima di tutto fare molta attenzione a non trasformare questo particolare rapporto “a tre” in una guerra di potere dove qualcuno “vince”, lasciando al più forte tra il paziente, la malattia e il medico, mano libera per dimostrare chi è più forte.

Un tale atteggiamento rischia, in molti casi, di vedere tutti perdenti, con un paziente che se ne va senza aver risolto, un medico frustrato che abdica al suo ruolo di curante e una patologia che, con buona pace di tutti, impone liberamente il suo prezzo.

Un comportamento cooperativo tra medico e paziente, in luogo di quello ben meno vantaggioso orientato all’agonismo, penso possa rappresentare il modo migliore con il quale alleare queste  due figure contro quella malattia respiratoria che, sola e unica, dev’essere il “nemico” da battere.

Quando parlo di “effetti collaterali da malattia”, alludo a tutto ciò che le molte patologie respiratorie possono provocare se non ben curate.

Per dare un’idea di questo, scorro rapidamente alcune di esse allo scopo di valutare quali conseguenze possa comportare la scelta di un trattamento, “per scelta o per paura”, inadeguato.

  • Asma bronchiale
    Il peggior “effetto collaterale” dell’asma non curato, specie di quello allergico (“Malattie allergiche delle vie aeree” – “Pollinosi” – “Asma allergico e allergie respiratorie: 20 consigli utili per l’igiene della casa”), non è solo la dispnea, ma è prima di tutto il permanere in una condizione di stabile ostruzione bronchiale che, a lungo andare, rischia di danneggiare non solo i bronchi ma anche i polmoni (vedi “Sento un fischietto quando respiro! Che cos’è?”). La sovradistensione del tessuto polmonare (alveoli), provocata dall’aumentata pressione dell’aria che rimane intrappolata (air trapping), favorisce, infatti, nel tempo, il realizzarsi di una condizione enfisematosa (vedi “Enfisema polmonare”) non più reversibile, andando a peggiorare ulteriormente la già compromessa funzionalità respiratoria del paziente documentabile con la spirometria.
  • Rinite allergica
    La mancanza di un adeguato controllo dell’ostruzione nasale con i farmaci, somministrati per uso locale e assunti per bocca, può più facilmente determinare la successiva evoluzione asmatica del problema allergico respiratorio (vedi “Dalla rinite allergica all’asma bronchiale: lo pneumologo e la prevenzione asmatica”), specie nei pazienti che già presentino quella condizione di iperreattività bronchiale aspecifica (un naso fuori controllo, produce bronchi fuori controllo”) che spesso anticipa, come condizione pre-clinica, l’asma bronchiale conclamato (vedi “Tosse come equivalente asmatico: l’asma, “quasi” asma, spiegato dallo pneumologo” – “Tosse e allergia: il parere dello pneumologo”).
  • Broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO)
    Come già detto a proposito dell’asma, anche in questo caso un inadeguato trattamento dell’ostruzione bronchiale e dell’infiammazione che ad essa si accompagna, rischia di aggravare il quadro respiratorio del paziente, facendo progredire più rapidamente il decadimento della funzione respiratoria ed accentuando i rischi di riacutizzazione infettivo-infiammatoria di malattia e le inevitabili complicazioni cardiache e renali che ad essa possono seguire.
    L’insieme di questi aspetti rappresenta, per la BPCO, un effetto collaterale di non poco conto, soprattutto se si consideri l’evitabilità dello stesso a patto che si accetti l’appropriata assunzione dei farmaci utili a curare questa patologia respiratoria.
  • Bronchite cronica bronchiectasica
    Il rifiuto mentale a curarsi con i farmaci può portare, in questo caso, a complicare il quadro bronchiectasico già di per sé importante, privandolo di quei trattamenti antibiotici, antinfiammatori e broncodilatatori, spesso necessari a controllare la malattia e a prevenirne la progressione e l’aggravamento.

  • Sindrome sinuso-bronchiale
    Anche in questo caso, come in quello precedente, il controllo del quadro patologico passa attraverso la possibilità di trattare in modo efficace, soprattutto con i farmaci, la dimensione infettivo-infiammatoria delle diversi presentazioni cliniche della malattia, limitando la cronicizzazione e la diffusione dei processi infiammatori e infettivi dalla regione naso-sinusale ai bronchi.
  • Tumore ai polmoni e ai bronchi e mesotelioma maligno della pleura
    Mi pare evidente quali possano essere gli effetti collaterali di simili patologie lasciate a sé, il peggiore dei quali è il morire senza una cura efficace, pur in considerazione dell’importanza degli effetti secondari indesiderati provocati dai chemioterapici, e del fatto che, in taluni casi, essi possano trovare impiego più come misura di contenimento dei sintomi e della progressione della malattia, piuttosto che come vero trattamento in grado di risolvere in modo definitivo il problema.
    E’ chiaro che, vista la complessità della materia, è indispensabile che il paziente concordi con lo specialista pneumologo e con l’oncologo la serie di interventi farmacologici più opportuni, finalizzati ad una riduzione del disagio, ottenuta al minor prezzo in termini di effetti secondari.

Effetti Collaterali da Farmaci

Per fortuna noti anche al medico e allo specialista pneumologo, e non solo al paziente (!), gli effetti collaterali dei farmaci impiegati nella cura delle malattie respiratorie sono innumerevoli, presentandosi con caratteristiche diverse per importanza e per intensità degli effetti avversi, a seconda dei vari farmaci.

Vediamo, quindi, un rapido accenno ai principali.

  • Cortisonici
    E’ noto quanto i farmaci cortisonici siano in grado di determinare un aumento di peso secondario all’aumento dell’appetito e della ritenzione idrica e salina(vedi “Asma, cortisone e altre malattie respiratorie: il parere dello pneumologo”).
    Oltre a questo effetto secondario indesiderato, essi si possono rendere responsabili anche di lesioni ulcerative del tratto digerente (ulcera gastrica e duodenale), di diabete mellito, di ipertensione arteriosa, di cataratta e di una maggior facilità a contrarre infezioni fungine.
    Nei bambini, poi, rimane aperta da sempre l’annosa questione della bassa statura nei soggetti trattati per lungo tempo, già affrontata nel mio articolo precedentemente pubblicato “Asma, cortisone, bambini e rischio crescita: i consigli dello pneumologo”.
  • Broncodilatatori
    I tremori alle mani rappresentano forse il più comune tra gli effetti collaterali di questa classe di farmaci (vedi “Farmaci broncodilatatori nei pazienti con BPCO ed enfisema polmonare”), per quanto gli stessi si siano notevolmente ridimensionati con l’avvento di una grande quantità di nuove molecole che, pur mantenendo una notevole attività dilatatrice sui bronchi, presentano, in un minor numero di casi e meno intensamente, questo spiacevole effetto secondario (vedi “I nuovi farmaci per asma e BPCO presentati dallo pneumologo”).
    Altri effetti particolarmente fastidiosi che possono comparire nel corso del trattamento con broncodilatatori (sia LABA che LAMA), sono i disturbi del ritmo cardiaco (tachicardie ed aritmie cardiache di varia natura), ritenzione urinaria e peggioramento del glaucoma con i LAMA (vedi “Asma, glaucoma e cataratta: lo pneumologo e le malattie degli occhi”).
  • Antistaminici
    Un aumento dell’appetito con aumento del peso e qualche effetto sul sistema nervoso (agitazione o sonnolenza), sono il prezzo che qualche volta si deve pagare nel corso della somministrazione di questi farmaci, usati prevalentemente nella terapia sintomatica delle forme di rinite allergica.
  • Teofillinici
    I principali effetti collaterali di questi farmaci consistono in disturbi di natura digestiva (dolore allo stomaco, dispepsia e pirosi), aritmie cardiache e sintomi da reflusso gastro esofageo che, in qualche caso, possono addirittura complicare l’ostruzione bronchiale che cercano di curare, per lo meno in quelle forme che riconoscano una concomitante particolare sensibilità a questo meccanismo (vedi “Asma e reflusso gastro-esofageo: i consigli dello pneumologo“ –  “BPCO riacutizzata e reflusso gastro-esofageo: i consigli dello pneumologo” – “Tosse, catarro e reflusso gastro esofageo: il parere dello pneumologo”).
  • Antitosse
    Specie quelli a base di derivati degli oppiacei (codeina, ecc.), possono provocare, in pazienti sensibili o in caso di dosaggi elevati, una sedazione dello stato di coscienza, qualche volta accompagnato da stato confusionale (vedi “Tosse che non passa con i farmaci. Antitosse: quando usarli e quando non insistere”).
  • Mucolitici (fluidificanti)
    In qualche caso questi farmaci possono facilitare l’insorgenza di gastrite o di una patologia ulcerosa, rendendosi talora responsabili, come il NAC (N-acetil-cisteina), di broncospasmo o di reazioni allergiche, specialmente in soggetti atopici sensibili ai sulfamidici (vedi “N-acetilcisteina (NAC): farmaco pneumologico non solo mucolitico”).
  • Antibiotici
    Lunghissimo è l’elenco degli effetti avversi provocati da questa classe di farmaci, cosa che, ancor più, dovrebbe giustificarne l’impiego nei soli casi di assoluta necessità.
    In queste situazioni particolarmente delicate, tuttavia, la possibilità di rendere difficile la crescita e la proliferazione incontrollata di batteri spesso responsabili di infezioni respiratorie anche serie, dovrebbe consigliare di lasciare da parte quei pregiudizi ideologici, spesso pretestuosi, che qualche volta impediscono o ritardano il buon uso di questi medicamenti.
  • A proposito di effetti collaterali da farmaci, si tenga anche conto delle molte conseguenze negative provocate, sull’apparato respiratorio, da una grande quantità di molecole farmacologiche non necessariamente impiegate nella sola cura di patologie strettamente respiratorie, in grado di danneggiare i polmoni e la funzione respiratoria (vedi “Farmaci che possono provocare asma o causare danni ai polmoni e alla funzione respiratoria”).

Conclusione

Per riassumere, quindi, anche in questo caso come spesso capita in medicina, si tratta di un gioco equilibrato, esperto e intelligente, orientato a trovare la migliore soluzione che consenta ai farmaci impiegati di non fare danni, o per lo meno di limitarne la portata, e alla malattia di non creare quei problemi impliciti legati alla sua presenza, spesso conseguenti alla scelta di una terapia inadeguata o insufficiente a fronteggiarla, quando non addirittura assente, fatta solo per paura delle medicine.

Si lasci, allora, allo specialista pneumologo, la possibilità di scegliere con oculatezza il trattamento di volta in volta più opportuno, utile ad affrontare la malattia nel modo più appropriato e meno dannoso, sottoponendosi periodicamente agli indispensabili controlli che una buona cura dovrebbe prevedere per modificare tempi e modalità di assunzione dei medicamenti, posologie e ritmi di somministrazione, o quant’altro si renda necessario per consentire alla terapia di non perdere nel tempo di validità e di efficacia, vanificando gli sforzi orientati a rendere inoffensiva la malattia, impedendo alle medicine di crear problemi.

Non ci si scordi, nel caso in cui, nonostante le ragioni addotte in questo articolo, i timori per la cura permangano più forti rispetto al timore della malattia, la possibilità, sempre sotto la supervisione del medico e dello specialista, di consentirsi un aiutino con le “erbe”, valutando sempre molto bene rischi e limiti di tale proposta di cura, “alternativa” rispetto ai farmaci ortodossi (vedi “Fiori, erbe e piante per la respirazione: prodotti naturali e fitoterapia per tosse, catarro e asma”).

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