Dott. Enrico Ballor – Pneumologo Torino
AsmaTumorali e Professionali

Asma da Farina: una Particolare Asma Professionale

Prodotti alimentari di uso comune che non penseremmo mai pericolosi, possono in qualche caso rendersi responsabili di particolari patologie respiratorie.

E’ questo il caso della farina di grano, uno tra i più comuni ingredienti delle nostre diete, già noto come responsabile della celiachia, patologia dell’apparato digerente secondaria all’intolleranza al glutine presente nelle farine cereali (vedi “Malattia celiaca e maggior rischio di polmonite comunitaria (CAP): il punto dello pneumologo”).

Ma se la farina di frumento è quella che più frequentemente può diventare causa di problemi respiratori, non bisogna però dimenticare che anche altre farine di cereali (graminacee) possono ricoprire lo stesso ruolo.

Tra queste, anche le farine frutto della macinazione di:

  • orzo
  • avena
  • segale
  • farro
  • grano saraceno
  • mais

Esistono, infatti, soggetti sensibili a questo prezioso ingrediente del pane che, nel tempo, possono sviluppare una particolare sensibilizzazione allergica che diviene poi responsabile della comparsa di sintomi respiratori tipici della rinite allergica (vedi “Dalla rinite allergica all’asma bronchiale: lo pneumologo e la prevenzione asmatica”) e dell’asma bronchiale allergico (vedi “Asma bronchiale” – “Asma bronchiale: malattia da conoscere” – “Asma bronchiale e bronchite asmatica nei bambini: il parere dello pneumologo”).

Affinché ciò avvenga il paziente deve necessariamente risultare atopico, corrispondendo l’atopia a quella naturale propensione, geneticamente determinata, a manifestare malattie allergiche di varia natura nel corso della vita.

In altre parole: posso espormi a tutte le sostanze del mondo, ma senza atopia non potrò mai diventare allergico!

Ricordo come i sintomi dell’asma allergico consistano, in occasione dell’esposizione alla sostanza alla quale il paziente atopico si sia sensibilizzato con un precedente contatto anche ripetuto più volte negli anni, nella comparsa di:

  • dispnea, cioè difficoltà a respirare, che si accentua in fase espiratoria
  • senso di costrizione al torace.

In uno studio condotto in Francia qualche anno fa, la farina è risultata responsabile del 20% circa dei casi di asma da esposizione professionale (asma occupazionale – vedi “Asma professionale: i 10 consigli dello pneumologo” – “Pneumoconiosi e pneumopatie professionali” – “Asma e lavoro: i consigli dello pneumologo”), seguita al secondo posto dall’ammoniaca e dai suoi derivati contenuti nei prodotti usati per le pulizie (vedi “Detergenti per la casa mal usati e danni alla respirazione: il parere dello pneumologo” – “Casalinghe e detergenti per la casa: pulire è come fumare? Il parere dello pneumologo” – ”Inquinamento domestico: lo pneumologo e l’aria avvelenata delle nostre case”).

La maggior parte dei casi di asma professionale da esposizione alla farina si registra tra gli addetti alla produzione e lavorazione di prodotti alimentari contenenti farina.

Tra questi:

  • fornai
  • panettieri e più in generale addetti alla panificazione (pane e prodotti da forno artigianali e industriali)
  • cuochi
  • pizzaioli
  • pasticceri
  • operai dell’industria dolciaria
  • addetti alla produzione e alla vendita al pubblico, all’ingrosso e al dettaglio, di pane e farinacei della grande distribuzione e dei supermercati
  • addetti alla movimentazione manuale e al carico di prodotti finiti contenenti farina, sacchi di farina, ecc.)
  • addetti alla consegna al cliente di prodotti contenenti farina.

A questi seguono i lavoratori impiegati nelle diverse produzioni delle aziende agricole:

Si tenga conto del fatto che talvolta non è solo la farina ad essere la diretta responsabile delle crisi asmatiche del paziente esposto a tale prodotto, in special modo nel caso di panettieri e fornai che possono presentare un’asma bronchiale da farina anche con frequenza elevata (10% dei casi!), ma muffe e lieviti si possono aggiungere a questo prodotto del grano, divenendo loro stessi responsabili della specifica sensibilizzazione allergica che sostiene poi i sintomi rinitici e asmatici.

Fino ad un fornaio su quattro, inoltre, può presentare i sintomi della rinite allergica dovuta all’esposizione alla farina.

Tra questi:

  • starnutazione
  • rinorrea acquosa (gocciolamento nasale)
  • prurito al naso
  • ostruzione nasale, con difficoltà a mantenere la respirazione nasale e necessità di passaggio alla respirazione orale (vedi “Respirare con la bocca o con il naso? Lo pneumologo risponde”)
  • riduzione o perdita della sensibilità olfattiva.

La prima cosa da fare dopo aver accertato con le prove allergometriche (vedi “Asma bronchiale allergico: quando praticare le prove allergometriche nell’adulto e nel bambino”), con la visita specialistica del paziente e con la spirometria (vedi “La spirometria o esame spirometrico” – “Visita pneumologica, spirometria, ossimetria e test con broncodilatatore”) la sussistenza del nesso di causalità tra l’esposizione alla sostanza e la comparsa dei sintomi allergici rinitici o asmatici (correlazione causa/effetto), è allertare il Medico Competente o il Medico del Lavoro, segnalando il caso.

Non è infatti pensabile di procedere unicamente al trattamento farmacologico del paziente, per quanto condotto con una terapia medica appropriata (vedi “I nuovi farmaci per asma e BPCO presentati dallo pneumologo” – “Asma e malattie respiratorie ostruttive: corretto uso delle bombolette e dei “device” a polvere secca nella cura” – “Pneumologia e aderenza alle cure nelle malattie respiratorie: i consigli dello pneumologo”), senza averne prima di tutto garantito l’allontanamento dalla sede ove siano presenti le sostanze responsabili delle crisi respiratorie.

Tanto più precoce sarà l’allontanamento del paziente asmatico dall’esposizione alla farina, tanto migliore sarà il risultato della terapia, con un ripristino completo della funzionalità respiratoria che potrà risultare ottimale con un allontanamento dall’esposizione che intervenga non appena confermata la diagnosi e, in ogni caso, entro un anno al massimo dall’inizio dei sintomi.

Nel caso in cui il lavoratore non sia spostabile ad altra mansione, il solo trattamento farmacologico del paziente asmatico o rinitico mantenuto a contatto con la farina non è spesso in grado di controllare completamente i sintomi della malattia, creando quelle forme cliniche di asma professionale di difficile controllo che, qualche volta, possono anche portare il paziente ad optare per un’altra occupazione.

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